
“Vi dico di una donna di nome Trotula, che visse a lungo, che fu assai bella in gioventù e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità ed utili insegnamenti, ci svela una parte della natura delle donne. Una parte può svelarla come la provava in sé; l’altra perché, essendo donna, tutte le donne rivelavano più volentieri a lei che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura”
Così scrisse un anonimo francese nel XIII secolo.
E ancora, nel 1059, Rodolfo Malacorona, nobile normanno in visita a Salerno, sostenne di non aver trovato alcuna persona che fosse in grado di tenergli testa nella scienza medica come invece riusciva a fare una “nobilissima donna assai colta”.
La storia è piena di donne che hanno combattuto e portato il cambiamento, l’innovazione, il progresso, nonostante la società del passato non le aiutasse ad essere protagoniste.
La Storia di Trotula
Questa volta parliamo di un pioniere della medicina italiana, nonché una storia di eccellenza del sud Italia: Trotula de’ Ruggiero.
Trotula è nata a Salerno intorno al 1030, ed è stata la prima donna a scrivere di medicina delle donne, e la prima scienziata in Europa. Figlia di una famiglia nobile della città, nota per la donazione di una parte dei loro beni per la costruzione del Duomo di Salerno, si sposa con un celebre medico della Scuola salernitana, Giovanni Plateario, con cui ha due figli, che seguiranno entrambi le orme dei genitori, diventando medici e maestri della Scuola.
Trotula cresce in un contesto di grande tradizione, quella della Scuola medica di Salerno, che esiste dal IX secolo, e al contempo grande contaminazione culturale, visto il periodo storico di conflitti tra Arabi, Bizantini e Normanni (Salerno è Bizantina quando nasce Trotula e diventa Normanna prima della sua morte). Trotula mescola tradizione e innovazione anche nella sua vita professionale, ponendosi a capo di una equipe di donne che fa ricerca e opera soprattutto nel campo della ginecologia, che letteralmente inaugura.
Il suo operato si fonda su 2 idee principali, che si ritrovano in tutti i libri che le sono stati attribuiti:
- La medicina delle donne (e degli uomini) si deve fondare sulla prevenzione; e nella prevenzione, l’igiene è fondamentale;
- I medici non devono occuparsi solo delle malattie, ma anche del benessere complessivo della persona, fisico e psichico; di conseguenza, anche la cura della bellezza deve essere parte integrante della medicina, poiché influisce molto sul benessere delle donne.
Lei ha avuto l’intuizione che una donna medico potesse capire più facilmente gli aspetti più intimi della ginecologia e dell’ostetricia, e che le pazienti si potessero sentire maggiormente a loro agio nell’affrontare le loro problematiche se ascoltate da una donna.
Scrive, non a caso:
“Siccome le donne sono per natura più fragili degli uomini, sono anche più frequentemente soggette a indisposizioni, specialmente negli organi impegnati nei compiti voluti dalla natura. Siccome tali organi sono collocati in parti intime, le donne, per pudore e per innata riservatezza, non osano rivelare a un medico maschio le sofferenze procurate da queste indisposizioni. Perciò la compassione per questa loro disgrazia e, soprattutto, la sollecitazione di una nobildonna mi hanno indotto a esaminare in modo più approfondito le indisposizioni che colpiscono più frequentemente il sesso femminile”.
Il ruolo di Salerno
Alla sua morte, avvenuta nel 1097, e per molti secoli successivi, Salerno ritiene di non dover esaltare Trotula de’ Ruggiero, la cui storia fu occultata per lungo tempo e ancora oggi poco valorizzata rispetto ai suoi meriti, “perché un medico e ancor più un pioniere, non poteva essere donna”. Finché poi nell’ultimo periodo, la città le ha dedicato una strada e Jorit, artista napoletano contemporaneo, ha prodotto un murales in suo onore.
Durante il lockdown, inoltre, un gruppo di salernitani ha voluto riabilitare la figura eccezionale che è la prima donna medico del Medioevo attraverso una fiaba per bambini. La fiaba, che è stata presentata alla fiera del Libro di Torino nel 2021 e ha riscosso molto successo, ha l’obiettivo di risvegliare dall’anonimato la figura di Trotula. Gli autori decidono di rivolgersi, per farlo, alla generazione che ha intrinseca l’accettazione spontanea dell’altro: i bambini.