“Nessuna democrazia è compiuta se non combattiamo la violenza contro le donne”
Così esordisce al Women20 di Roma Maria Grazia Giammarinaro, magistrata, una delle giuriste italiane più apprezzate a livello internazionale, che ha dedicato gran parte della sua carriera ai temi della parità di genere e della violenza.
L’emergenza sanitaria ha sicuramente aumentato l’urgenza con la quale affrontare il tema della parità di genere; da un lato, costringendo la convivenza, ha esacerbato gli episodi di violenza domestica subiti dalle donne; dall’altro, colpendo significativamente l’economia, ha ampliato le disuguaglianze già presenti.
“The Shadow Pandemic”
La pandemia ombra: questo il nome che le Nazioni Unite hanno dato a quella pandemia che ha colpito con particolare durezza le donne. Oggi, 1 donna su 3 nel mondo ogni giorno subisce violenza fisica, psichica, spesso all’interno delle mura domestiche. Il tasso di occupazione femminile in Italia è uno dei più bassi d’Europa: se prima della pandemia, si attestava al 50% contro il 68 degli uomini, nel 2020, sono stati oltre 440mila i posti di lavoro persi, di cui circa 312 000 erano occupati da donne. Solo nel mese di dicembre, la percentuale di donne che aveva perso il lavoro ha toccato il 98% del totale. Ci sono poi altri aspetti da affrontare: il gap salariale ancora presente, la bassa rappresentanza femminile sia nel settore pubblico che privato, la difficoltà a bilanciare vita privata e professionale.
Di tutto questo si è parlato dal 12 al 15 luglio a Roma al Women20, il gruppo di lavoro del G20 – che quest’anno, ad ottobre prossimo, ospiterà l’Italia – dedicato all’uguaglianza di genere e presieduto da Linda Laura Sabbadini, statistica italiana nota come pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere.
Cos’ il WOMEN20?
Il Women20 è un’idea che nasce dal G20, al vertice del 2014 in Australia, con l’obiettivo di ridurre il divario occupazionale di genere del 25% entro il 2025 (“25 by 25”).
Nel 2021, per la prima volta, il Women20 chiede ai leader del mondo di mettere al centro della loro agenda politica il tema della violenza sulle donne e le questioni che riguardano l’empowerment femminile. Concretamente, le donne del mondo chiedono che la roadmap sia allargata ad altre tematiche strategiche riguardanti le donne come il gender procurement, gli stereotipi di genere, il digital empowerment femminile, il forte impulso all’imprenditoria femminile e alla presenza delle donne nei settori a prevalenza maschile. Chiedono, in questo senso, che il 50% dei luoghi decisionali sia occupato dalle donne entro il 2030.
Da evidenziare l’intervento di Ursula von der Leyen, prima donna a capo della Commissione Europea, che saluta le 98 donne del Women20 con un videomessaggio: “È triste sapere che al G20 io potrei essere l’unica donna. (…) Abbiamo bisogno delle migliori idee al livello politico per dare le giuste opportunità a tutte le donne e per raggiungere la parità entro il 2030 (…) abbiamo bisogno dei pagamenti dei congedi parentali, di consolidare l’assistenza per l’infanzia e per gli anziani. Sono questi gli investimenti da fare per una ripresa solida e sostenibile”.
Ursula, da madre di 7 figli, afferma: “Non è vero che dobbiamo scegliere tra la carriera e la famiglia. Conosco gli ostacoli che le donne affrontano. Ma dobbiamo pretendere un accesso equo al mondo del lavoro e poter allo stesso tempo crescere i nostri bambini”. Sottolinea poi l’importanza dell’istruzione, dichiarando che bisogna investire molto di più “perché 11 milioni di bambine potrebbero essere costrette all’abbandono scolastico. (…) Al G7 ho annunciato che la Commissione aumenterà di un terzo i fondi stabiliti per l’istruzione, raggiungendo i 100 milioni”.
Come detto da Sabbadini, dobbiamo “incorporare la diversità come valore nell’azione politica ed economica. (…) È una vera scommessa, ma le donne possono vincerla, se saranno unite e solidali, e se si uniranno agli uomini che hanno compreso il valore delle loro proposte. Governi e società civile insieme ce la potranno fare. Ma bisogna investirci e tenere il timone dritto”.
Forse con un po’ di provocazione, Ursula von der Leyen lancia una sfida: costruire “una nuova visione del mondo, con lo sguardo di donna”.