25/08/21
La convenzione di Istanbul, la Turchia esce

La Nascita

La Convenzione di Istanbul – o integralmente “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica” – è il primo strumento giuridicamente vincolante che stabilisce una serie di norme per combattere la violenza contro le donne.

Avviata nel 2008 dal Comitato dei Ministri della Giustizia, la bozza fu terminata due anni dopo e aperta alle firme a Istanbul l’11 maggio 2011. Entra in vigore il 1° agosto 2014. Ad oggi, 34 paesi l’hanno firmata, ratificata e fatta rispettare; 10 invece i paesi che l’hanno firmata senza ratificarla: Armenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Liechtenstein, Lituania e Repubblica Moldova. Ucraina e Regno Unito, anch’essi firmatari, si sono impegnati a ratificarla nel giugno del 2021. Altri si sono rifiutati di firmarla, come Russia e Azerbaigian.

Cosa stabilisce la Convenzione?

La Convenzione afferma che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. È incentrata sulla prevenzione della violenza domestica, sulla protezione delle vittime e sul perseguimento dei colpevoli e indica quali atti costituiscono reati che devono essere perseguiti penalmente: dalla violenza fisica, sessuale, psicologica, allo stalking, a tutti gli atti non consensuali come il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali femminili, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata, i delitti d’onore e le molestie sessuali.

La Convenzione, inoltre, prevede di includere materiale didattico sui ruoli di genere non stereotipati, al fine di educare la società a considerare donne e uomini sullo stesso piano.

La Turchia

Ebbene, proprio la Turchia, che in questo caso ha agito come trampolino di lancio per il progresso, nel 2021, ha deciso di uscire dalla Convenzione, facendo “tornare indietro le lancette dell’orologio dei diritti umani di 10 anni”, come scrive Riccardo Noury sul Corriere della Sera. La decisione è stata presa dal Presidente Erdogan e condannata in tutto il mondo, soprattutto nella stessa Turchia, le cui donne in prima persona subiscono violenze (più di 300 donne sono state assassinate nel 2020).

Le motivazioni dell’uscita che le autorità turche hanno dato sono sintetizzabili in due affermazioni: a) la Convenzione è una minaccia ai “valori della famiglia”; b) la Convenzione “normalizza l’omosessualità”.

Questa decisione costituisce l’ennesima testimonianza di un cambio di rotta che il Sultano Erdogan aveva messo in atto prima gradualmente (2010-16) e poi più intensamente (2016-oggi) rispetto ai primi anni di governo, nei quali si era presentato come il campione del liberalismo e della società aperta e dialogante (alleato della minoranza curda).

Quando però il Presidente turco ha cominciato a vedere eroso il suo consenso, a partire dal 2011 e ancora di più dal fallito colpo di Stato del 2016, quando per la prima volta è sceso sotto il 50% nei sondaggi, ha pensato di rivoluzionare la sua impostazione politico-culturale e stringere un’alleanza con gli ipernazionalisti di destra del panorama politico turco, anche chiamati “lupi grigi” (Nationalist Movement Party MHP). Questa alleanza gli ha consentito di vincere le ultime elezioni presidenziali, nelle quali, senza il loro 10%, sarebbe stato sconfitto.

A partire da quel momento, la sua strategia è focalizzata sul mantenimento del consenso ottenuto, soprattutto in vista delle prossime elezioni, sempre più vicine, del 2023. La decisione di uscire dalla Convenzione di Istanbul rispecchia i valori tradizionali di cui è espressione l’MHP; essa non è stata quindi presa per ragioni di politica internazionale, né per convinzioni specifiche del Presidente. Risulta invece una chiara scelta che ha l’unica finalità di garantire a sé stesso e alla sua cerchia di fedelissimi la permanenza al potere.

Il paradosso storico è che più a lungo Erdogan resterà al potere e più sarà ricordato nella storia per le decisioni liberticide e anti-storiche degli ultimi 10 anni invece che per quelle illuminate e innovative dei primi 7.

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