STEAM: passi avanti per le donne, passi avanti per la scienza

“C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”

Henry Ford

 

Ford vedeva nella tecnologia un alleato importante, che diveniva progresso solo quando essa era accessibile a tutti. Oggi, 74 anni dopo la sua morte, è possibile aggiungere che c’è progresso quando lo studio della tecnologia e delle scienze è accessibile a tutti.

Le materie STEAM (Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics) sono la base dello sviluppo tecnologico ed industriale. Esse, infatti, compongono un insieme di competenze che sono fondamentali per la comprensione di meccanismi che rappresentano le basi della civiltà e della società.

Queste materie indirizzano la formazione favorendo l’ingegno e la creatività, la costruzione della resilienza, l’incoraggiamento della sperimentazione, il lavoro di squadra, l’uso della tecnologia e l’insegnamento della risoluzione dei problemi.

L’importanza del settore tecnologico (farmaceutico, biomedicale, ICT, aerospaziale…), principale destinazione per gli studiosi STEAM, è sottolineata dalla sua crescita di anno in anno: nel 2020 è stato registrato un +5,5% complessivo. Per quanto riguarda il settore STEAM nel suo complesso, si prevede una crescita dell’occupazione del 13% dal 2015 al 2025, contro il 3% di quella globale. Uno dei benefici di questo aumento è l’incremento dei posti di lavoro, di bisogno di personale e di ricercatori e di conseguenza, un ampliamento del bacino di studiosi.

Osservando i dati dei partecipanti ai corsi di studio, emergono le seguenti evidenze: in Lombardia, ad esempio, il 50% degli iscritti alle scuole superiori di II grado sono ragazze, ma la percentuale di chi sceglie percorsi STEAM scende al 30%, quota che varia dal 18 al 20% negli indirizzi degli istituti tecnici e professionali. Se si considera il bacino totale degli studenti universitari, il 54% è donna; il dato cala a solo 1 studente su 3 nelle lauree STEM hard (che comprendono scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e al 24% nei corsi di ingegneria e costruzioni.

Sempre in Lombardia, anche a livello occupazionale, i dati sono poco incoraggianti. Nonostante le donne performino meglio nei corsi universitari, con voti di laurea più alti (103,6 su 110 contro 101,6 degli uomini) e tempi più brevi (tra le donne il 46,1% ha concluso gli studi nei tempi previsti contro il 42,7% degli uomini), e il tasso globale degli occupati sia complessivamente dell’89,3%, le donne faticano maggiormente a trovare lavoro: il 92,5% degli uomini è occupato, contro l’85% delle donne. Il maggior tasso occupazionale si conferma tale per gli uomini in tutti i gruppi disciplinari. Se ci si sposta ad un’analisi sulle retribuzioni, si nota, anche in questo caso, un gender gap del 23,6% (1.700€ della parte maschile contro 1.375€ di quella femminile).

Ma allora, in un settore perennemente in crescita, con alti tassi occupazionali e di retribuzione, perché le donne, nonostante risultati accademici migliori, sono poco rappresentate?

Una risposta circoscritta e precisa non esiste e per questo ci sono iniziative e persone che vogliono fare la differenza nel diminuire questo gap. Come Ersilia Vaudo Scarpetta, astrofisica e presidentessa dell’associazione “Il Cielo Itinerante”, il cui scopo è quello di avvicinarsi alle suddette materie di studio affrontando situazioni di fragilità e disagio.

Ad inizio estate, la scienziata ha cominciato a portare la conoscenza e la cultura scientifica nelle aree più difficoltose dell’Italia: “Lo scorso anno, nel quartiere napoletano di Forcella, abbiamo organizzato un campo STEAM nel quale ragazzine e ragazzini si sono <<sporcati le mani>> giocando con la scienza, proposta loro in una modalità non scolastica e non tradizionale”.

Il messaggio è quello di credere nelle proprie capacità e di non farsi fermare dalle avversità. Secondo Ersilia, la matematica è il linguaggio dell’universo, e “un paese forte nella matematica è un paese forte economicamente”. Le modalità per attrarre più ragazze sono state quelle di introdurre una narrativa più inclusiva, di valorizzare le carriere spaziali come soluzioni al cambiamento climatico, alla povertà o ad altre sfere fondamentali per l’umanità.

Durante i secoli, grandi donne hanno fatto la storia: Ada Byron, Rosalind Franklin, Marie Curie, Rita Levi Montalcini. Per proseguire questo cammino, la prima necessità è quella di migliorare le condizioni in cui esse possono esprimersi. Ciò porterebbe ad innalzare globalmente il livello della società tramite una più ampia visione culturale, un crescente benessere collettivo ed economico.

Occorre velocizzare il cambiamento, per non perdere per sempre grandi menti, grandi talenti femminili che potrebbero cambiare la storia e il mondo.

 

Scarica l’app ufficiale!
Rivedi quando vuoi i nostri #Talk con i protagonisti della lotta alla violenza di genere